Molto probabilmente quel che leggerete più sotto sarà l’ennesima critica al tanto atteso evento milanese ma sono rimasta così delusa che vorrei spiegarvi come come è andata la serata. L’idea in sé era carina ed è proprio per questo che già a luglio io e Manuela di FiOrdivanilla avevamo deciso di parteciparvi con grande entusiasmo. Anzi, molto probabilmente è stato questo entusiasmo a farci perdere il lume della ragione e farci credere di poter davvero trarre soddisfazione dagli assaggi dei piatti proposti in tale contesto. Noi abbiamo partecipato alla serata di giovedì 23 settembre. Cosa è andato storto? Tante, troppe cose a nostro parere.
Foto by Agata Guarnieri - la mia stoica collega che ho trascinato al Taste
Ecco, quello che da qui in poi leggerete, evidenziato in grigio, è il sunto della serata di giovedì 23 settembre, dei pensieri e delle idee avute, pensate e schematizzate sotto forma di punti e infine riordinate e scritte da me e da Manuela.
Parliamo seriamente. La qualità dell’evento non ci ha entusiasmate, ma questo sarebbe stato il minimo se solo il cibo – almeno quello, soprattutto quello – fosse stato all’altezza di tanta ostentata qualità. La qualità del cibo stesso infatti, nella maggior parte dei casi, non è stata particolarmente esaltante.
Molti (troppi) altri nei li abbiamo trovati nella (dis)organizzazione in generale:
- l’affluenza di così tante persone ha reso davvero snervante l’attesa, attesa che sarebbe potuta essere ripagata dal piatto, dall’assaggio, da qualche inatteso intrattenimento, qualche degustazione inaspettata da un qualche addetto... ma nulla di tutto ciò. Solo lunghissime code per ritrovarsi a spiluccare dal proprio piattino di carta senza neppure un posticino dove andare a sedersi, né un banco dove appoggiarsi col piattino. Se poi ci si ritrova anche con un coltello di plastica in mano (è successo, ahimè), è legittimo chiedersi a cosa serva, dato che quasi non si riusciva nemmeno ad usare la forchetta… o no?
- Finito di mangiare il nostro minimicroassaggino (più superlativo di così…) iniziamo a cercare un cestino com’è normale che sia (a meno che siate collazionatori di barchette japan style, piattini piani e fondi e ciotoline cartonate), ma o sono pieni oppure nascosti e non si trovano. Pensavamo di inventare un nuovo gioco lì per lì, su due piedi; non la caccia al tesoro, quella al cestino.
- Vi auguriamo di non dover andare al bagno… altro che caccia al cestino. Vi conviene andare a caccia di un buon cespuglio.
- Alle ore 22 (un’ora e mezza prima della fine della serata) qualche ristorante aveva già terminato alcuni assaggi, contando che per ognuno dei ristoranti le scelte disponibili erano tra 3 (TRE) degustazioni. Ecco, paghiamo 22 euro d’ingresso per sentirci dire “l’attesa è inutile, quel piatto è terminato” e, nel peggiore, saperlo solo una volta arrivati alla cassa, ovvero dopo 20-30 minuti reali di coda? Eh no.
Complessivamente non abbiamo trovato nulla di così eccezionale, ma crediamo che quest’opinione sia collegata a tutti i disagi di cui sopra. In particolare, abbiamo avuto modo di riflettere su una cosa: un servizio gastronomico di un certo livello (o che si presenta come tale), che si propone di offrire raffinate(?) degustazioni in piattini di plastica o cartonati, interferisce già in partenza con ogni possibile estasi dei sensi. È vero che, sia per economicità, sia per praticità, un Temporary Store situato in un grande parco e per un pubblico assai vasto, non può organizzarsi molto diversamente (offrire di meglio forse sì), ma ciò non toglie che “mangiare in piedi” in piattini o ciotoline di plastica è tutto meno che “un lusso” e che lo si voglia o no, questo contribuisce psicologicamente ad un giudizio negativo del cibo stesso.
Delle porzioni non ci lamentiamo perché sapevamo sarebbero state minime, degli assaggi proprio, dei taste appunto. È tutto il resto che non ha funzionato.
Vorrei ancora aggiungere qualche nota sui piatti assaggiati.
Il piatto migliore? Sicuramente il Polipo arrosto con crema di patate tartufate e insalatina di germogli e limone dello chef Matteo Torretta del Ristorante Savini. Questo piatto, il primo che abbiamo preso prima che l'orda degli
Il piatto più deludente? Senza dubbio la Crema di riso alla zafferano con cioccolato al riso croccante di Cracco. Una banalissima (o sono io che non ne ho capito il senso?) crema liquida con qualche chicco di riso soffiato qua e là.
La parte entusiasmante del Taste? Beh la compagnia di chi era con me, l'abbraccio di Babs, le chiacchiere e le risate, la tolleranza infinita della mia collega Agata. Insomma il lato umano è stato meraviglioso. Cey ha riassunto, come suo solito, nel migliore dei modi quello che voglio dire. Leggete il punto "la compagnia" del suo resoconto e capirete. Ma questa parte è merito solo delle persone :-)
E il vostro Taste come è stato?